Biografia

Sono nato a Napoli, il 2 Agosto del 1974 e attualmente risiedo a Roma. Nel 1994 mi sono diplomato presso l’Istituto d’Arte “F. Palizzi”.

I miei lavori sono elaborati su diversi supporti ed eseguiti con diverse tecniche; amo “sconvolgere” e desidero che ognuno scopra qualcosa di me stesso nei miei dipinti. Ho iniziato con lavori di genere “illustrativo”, utilizzando l’immagine della donna come simbolo d’arte per eccellenza: la mia prima mostra è stata intitolata “Donna è bello”.

Con il tempo ho avuto modo di approfondire le correnti artistiche contemporanee, in particolar modo mi sono sentito attratto dal surrealismo (corrente artistica e letteraria nata in francia negli anni ’20) con la quale riesco a sprigionare una fantasia di maggiore intensità nell’elaborazione di un dipinto.

Il surreale quindi è un motivo principale ma non escludo suggestioni di altro tipo come l’ assemblamento di simboli, il tutto per rappresentare cortometraggi di vita personale: veri e propri rebus da tradurre.

Questa scelta pittorica nacque già nei banchi di scuola, quando per istinto disegnavo spesso soggetti di diversa natura (ad esempio occhi di donna sospesi nel vuoto, la luna, una porta aperta, una chiave…). Successivamente mi accorsi che questi simboli vennero usati (con messaggi diversi) anche da artisti di notevole spessore e a me da subito cari, tra cui Renè Magritte.

La mia seconda mostra, intitolata “Il Tempo” con la quale proposi una nuova scelta pittorica, rielaborando oggetti / soggetti presenti in alcune opere di Dalì e Magritte. L’idea alla base è sempre quella di sorprendere, ma anche rappresentare significati di verità quotidiane attraverso domande che si pone l’essere umano nel suo inconscio. La mostra successiva, con lo stesso titolo, mi permise di presentare opere nuove di qualità maggiore (entrambe con recensione dal quotidiano: “il mattino”).
Numerose mostre si sono susseguite ma, la più significativa rimane quella del 1997 a Sperlonga (LT) in una rassegna di esposizione artistica: “L’angolo dell’Arte”: una mostra personale con il suggestivo panorama del loco tra rappresentazioni di argomenti sociali e performance nella kermesse.

Il bozzetto è usato soltanto da promemoria effettuato su pezzi di carta volante e quasi sempre modificati direttamente sulla tela: un montaggio di idee esistenti e non esistenti che rappresentano momenti di vita privata o temi di vita sociale. L’uso dei simboli ha un significato sì estetico ma in un complesso di elementi atti a dar voce ad un capitolo di storia quotidiana.

Nei miei ultimi lavori l’uomo è rappresentato in forma di manichino: statico, controllabile nei suoi movimenti…di legno. La donna, in abiti eleganti dove un ombrello o un fiore sostituiscono il capo: dolce e lineare nelle sue forme ma statiche nella propria espressione. Un matita con le ali come simbolo di libertà rappresentativa dell’arte, una porta spesso aperta come simbolo di passaggio emotivo o di vita, una chiave come possesso di chiarezza di risposta ai problemi interiori, un occhio per rappresentare la coscienza, la doppia mezza luna: la conoscenza ed una coppa (con fondo schiena di donna) per rappresentare l’ambizione. Il simbolo zodiacale per identificare qualcuno, il numero due come teoria di completezza.

La realtà in una forma irreale quindi, nell’ossessione del bello e del significativo, alla concretezza e al buon gusto. Il “titolo” di un’opera è per me fondamentale, aiuta a indirizzare lo spettatore con le idee che voglio incanalare. Fare una mostra significa farsi conoscere ma soprattutto fare spettacolo. Dargli un titolo significa dare ad una mostra messaggio globale a ciò che si espone.

“l’arte non è quella che si vede, l’arte è un’uscita verso regioni non più governate dal tempo e dallo spazio”.

In ottica surreale la mia arte non è limitata da nessun vincolo, anzi, cerca di sprigionare un’ esuberante visione che in realtà non esiste.